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Paganini non ripete. Picasso nemmeno

Paganini, che amava improvvisare quando suonava, gli fece rispondere "Paganini non ripete"











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Paganini non ripete. Picasso nemmeno

Paganini, che amava improvvisare quando suonava, gli fece rispondere "Paganini non ripete"


Paganini non ripete. Si racconta che questo detto abbia avuto origine Pablo Picasso nel 1818 al Teatro Carignano di Torino, quando un importante personaggio, dopo aver assistito a un concerto del grande violinista e compositore genovese, fece pregare il maestro di ripetere il brano. Paganini, che amava improvvisare quando suonava, gli fece rispondere "Paganini non ripete". Lui sicuramente no, ma molti violinisti hanno dato e danno ancora oggi vita alle note che il maestro ha trascritto 200 anni fa su carta. I simboli musicali sono una delle più alte espressioni creative della mente e al tempo stesso una delle più misteriose, ma una volta trascritti sono ripetibili. Ciò non accade per le opere d’arte, o quanto meno per i dipinti. Anch’essi scaturiscono dalla creatività dell’artista, ma sono unici e irripetibili, dello stesso artista ce ne potranno essere altri migliori o peggiori, ma mai uguali.
Quando Paganini componeva le sue opere non poteva certo immaginare che i moderni compositori avrebbero potuto servirsi di mezzi tecnologici per diffondere il frutto della loro creatività, né tantomeno che dagli stessi mezzi tecnologici, sempre più sofisticati, avrebbero avuto la necessità di tutelarsi. Lo stesso dicasi per gli scrittori. Niccolò Paganini Fatti salvi i manoscritti (sia di partiture musicali che di opere letterarie) che hanno un valore in sé, il libro o il disco che rendono possibile la diffusione dell’idea e della creatività del musicista o dello scrittore di per sé non hanno valore, ma lo acquistano solo grazie all’opera dell’ingegno che contengono e grazie alla sua riproducibilità.
Vi è quindi una profonda differenza tra l’opera musicale e letteraria che vivono grazie alla loro replicabilità e l’opera d’arte che si fa pregio della sua (non replicabilità) unicità.
Quante volte si sente dire: ho comprato anch’io lo stesso disco, ho comprato anch’io lo stesso libro. Non sentiremo però mai dire: ho comprato anch’io lo stesso quadro, e se lo sentiamo dire vuol dire che c’è qualcosa che non torna.
Questa differenza non può non avere conseguenze anche sul piano commerciale. Quando si vende un libro o un disco non si cede l’idea che lo ha generato in quanto questa vive in ogni esemplare in commercio; il dipinto viceversa si aliena nella sua totalità, l’idea che lo ha ispirato si materializza in quell’opera e in quella sola e con essa viene ceduta. Non si capisce inoltre come delle manifestazioni dell’ingegno così diverse possano essere tutelate dal legislatore, in questo caso europeo, nello stesso modo. Nel seminario sul mercato dell’arte che l’E.F.A. (European Federation of Auctioneers) ha tenuto a Firenze il 27 giugno scorso e i cui atti sono riportati in questo numero della Gazzetta delle Aste, si è discusso dell’applicazione del Droit de Suite, in italiano: diritto dell’autore di un’opera d’arte sulle successive vendite dell’originale. La definizione nella nostra lingua sembra un po’ arrampicata sugli specchi, ed è certamente preferibile, in quanto più elegante e sbrigativa, quella coniata anni addietro dal legislatore francese. Anche perché il droit de suite va prevalentemente a vantaggio degli eredi dei grandi artisti che sono tutelati in Francia, si citi Picasso per tutti. Non è questa la sede per analizzare un problema così articolato e per maggiori dettagli rimando alla esaustiva relazione, nelle pagine seguenti, del Prof. Henrik Hanstein della casa d’aste Lempertz di Colonia. Se il droit de suite entrerà in vigore anche in Italia sarà un ulteriore limite per il nostro mercato, già attanagliato dai noti problemi legati alla circolazione delle opere d’arte. Con ciò non ci si vuole allontanare da un progetto europeo unitario, ma sottolineare che ci vengono prospettate, in nome dell’Europa, nuove difficoltà senza che ci venga fatta intravedere la possibilità di rimuovere le vecchie.
                                Articolo pubblicato sul n. 2 della Gazzetta delle aste